Orari e Farmacie di Turno
Dott. Giovanni Gambelunghe
Dati recenti indicano che in Italia più di un terzo della popolazione adulta è in sovrappeso, mentre una persona su dieci è obesa. Il peso corporeo di una persona è determinato dalla complessa interazione tra fattori genetici, ambientali e, soprattutto, comportamentali. Purtroppo è oramai evidente che l’eccesso di tessuto adiposo si associ a un incremento di tutte le cause di morte, aumentando significativamente il rischio di alcune malattie come ad esempio il diabete di tipo 2, le patologie cardio-vascolari e respiratorie ed alcune forme di cancro.
Nella donna l’obesità è al terzo posto tra i fattori di rischio di malattie cardiovascolari, dopo l’età e la pressione arteriosa. Il rischio di attacco cardiaco per una donna obesa è infatti circa tre volte superiore a quello di una donna magra della stessa età. Uno studio recentissimo, pubblicato su “Menopause”, ha mostrato che durante il periodo menopausale le donne vanno incontro a una crescita del tessuto adiposo viscerale addominale presentando un maggior rischio di aterosclerosi carotidea. I risultati mostrano che il tessuto adiposo viscerale aumenta in modo significativo dell’8,2% da due anni prima dell’ultimo ciclo mestruale, con un successivo progressivo incremento del 5,8% l’anno dopo l’inizio della menopausa.
Tutto questo indipendentemente dall’invecchiamento, dai classici fattori di rischio cardiovascolare e dall’adiposità, predisponendo pertanto la donna ad eventi vascolari maggiori. Come opzione terapeutica, nel nostro Paese, una position paper (2014) dell’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI) ha proposto la dieta VLCKD (Very Low Calory Ketogenic Diet), citata anche nel 2016, con analoghe indicazioni, negli standard di cura dell’obesità rilasciati dalla Società Italiana Obesità (SIO) e dalla stessa ADI, oltre che dalla Società Italiana di Endocrinologia nel 2019.
La VLCKD imita il digiuno attraverso una marcata restrizione dei carboidrati, solitamente inferiore a 40 g al giorno, un apporto proteico giornaliero di circa 1,2–1,5 g/kg di peso corporeo ideale per un introito calorico totale di circa 800 kCal. Questo approccio spinge l’organismo a consumare, quale fonte di energia, gli acidi grassi, risparmiando massa magra, ed è ben tollerato grazie alla perdita del senso della fame.
È importante sottolineare che esistono differenti diete chetogeniche ma solamente quelle normoproteiche riescono a coniugare i vantaggi della perdita di peso con quelli immunomodulanti ed anti-infiammatori.
Tale approccio nutrizionale ha infatti un ruolo importante nel modulare sia l’immunità innata che quella adattiva con immediati benefici sull’infiammazione cronica di basso grado, costantemente presente nel soggetto in sovrappeso. Per poter eseguire correttamente tale approccio dietetico si ricorre a cibi specificatamente studiati che prevedono apporti proteici ad alto valore biologico con contenuto controllato di carboidrati.
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